domenica 26 ottobre 2008

Un “manipolo di leghisti” scesi dalla Padania e guidati dall’on. Cota, , propone di istituire delle classi separate con la presunzione di insegnare alle maestre come si intergrano i bambini stranieri.
Vogliono istituire queste classi separate per accelerare l’apprendimento della lingua italiana giustificate da un principio “pedagogico?” che si sono inventati loro LA DISCRIMINAZIONE TRANSITORIA POSITIVA. I dizionari e la semantica si ribellano a questa palese contraddizione, può mai essere una discriminazione positiva? E si può integrare discriminando?
Sono un insegnante della scuola primaria e lo scorso giugno ho avuto modo di visitare, grazie a una visita di studio, due classi per stranieri a Madrid, vi racconto le mie impressioni.
Ho visitato il “Real Collegio Santa Isabel” La Asunciòn, una scuola molto antica nel cuore di Madrid dove sono state istituite due classi che raccolgono gli alunni stranieri di tutto il distretto scolastico. In esse vengono inseriti prevalentemente alunni da 8 a 14 anni (da 6 a 7 entrano nelle classi anche se non conoscono la lingua) arrivati da paesi stranieri per effetto dei ricongiungimenti.
Gli alunni, prevalentemente di origine mediorientale e dell’est europeo frequentano i corsi per un intero anno scolastico prima di essere inseriti nelle classi delle scuole di appartenenza, quindi i tempi di apprendimento non sono più brevi dell’inserimento in classe, i nostri bambini stranieri in un anno scolastico apprendono un italiano sufficiente a farli comunicare esattamente come loro,e contemporaneamente socializzano con i loro nuovi compagni.
Non mi sono piaciute anche se collocate in un contesto più ampio che assegna molta attenzione a buone pratiche di integrazione, diciamo che secondo me quello era l’unico neo. La collega che insegnava spagnolo L2 era molto preparata, aveva una specializzazione specifica post laurea e si occupava solo di loro. Però quella sensazione di disagio che ho provato dinnanzi alla spiccata caratterizzazione etnica di queste due classi, che lì chiamano “enlace” (di collegamento),dopo aver visitato le altre classi “normali” ancora me la ricordo bene.
La mia riflessione alla luce dell’ esperienza condotta e della proposta leghista mi fa pensare che se c’è denaro pubblico per istituire classi ghetto, allora perché invece non destinarlo ad incrementare l’organico delle scuole con un insegnante specifico per l’italiano L2 (per stranieri), che attraverso laboratori a scalare, sul modello del prof. Balboni della Ca’ Foscari di Venezia, permetta contemporaneamente l’integrazione nel gruppo classe e l’apprendimento della lingua straniera?
Il costo sarebbe lo stesso, quello di un insegnante in più, ma la qualità della scuola e la civiltà di una nazione sarebbero accresciute.

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